Guerra fredda e difesa spirituale della Patria: nell’autunno 1969 esce il libro "Difesa civile"

„Das Buch soll wieder aufrütteln: in einer Zeit, in der die Hochkonjunktur und vieles Andere uns vor dem Wesentlichen ablenkt. […] Beim Durchlesen und Durchdenken des Buches soll jeder erkennen, was uns über alle Gegensätze hinweg verbindet: Gemeinsamkeiten und Verpflichtungen als Schicksalsgemeinschaft, wie zu Zeiten früherer Gefahren. Das Buch soll uns Trost spenden und Kraft geben: im Kampf gegen die Angst, die Anfälligkeit gegen Erpressungen, gegen Trägheit und Einschläferung. Das Buch soll für die zivile Landesverteidigung und den Zivilschutz auch Lehrbuch sein […]. Das Buch will die grosse Verpflichtung unserer Gegenwart zeigen, wachsam und gerüstet das Vermächtnis unserer Geschichte zu verteidigen: die schweizerische Staatsidee eines freiheitlichen, demokratischen, föderalistischen, sozialen und rechtsstaatlichen Kleinstaates."

Das "Zivilverteidigungsbuch"

È con queste parole che nel marzo del 1961, dinanzi all’allora capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia, il consigliere federale Ludwig von Moos, Albert Bachmann caldeggia la pubblicazione di uno scritto sulla „difesa civile" della Svizzera. L’istanza incontra orecchie bendisposte, anche se tarderà non poco a trovare realizzazione: il Consiglio federale decide il 18 settembre 1967 di far distribuire a tutti i fuochi il libro, ma è soltanto due anni dopo che si comincerà di fatto con la spedizione.

Questo ritardo è indizio di quanto sia stato difficile trovare un accordo sui messaggi da veicolare. Il libro aveva carattere ufficiale pur essendo pubblicato da „Miles-Verlag", la casa editrice con cui Bachmann – figura poi controversa anche come capo dello speciale servizio istituito in seno al sottogruppo „Servizio d’informazione e controspionaggio" – intratteneva legami particolari. Nella veste il documento assomigliava al „Manuale del soldato" pubblicato nel 1958. E tra gli autori figurava, accanto al detto Bachmann, anche il geografo e storico Georges Grosjean. Il testo definitivo fu il risultato di diversi rimaneggiamenti cui presero parte due commissioni e, a titolo volontario, diversi collaboratori e rappresentanti dell’Amministrazione federale. I costi totali ammontarono per finire a 4’779’741 franchi – ben 300’000 in più rispetto a quanto preventivato.

Scopo del libro era richiamare l’attenzione della popolazione sulla difesa della Nazione in tempo di Guerra fredda e sulle misure pianificate in caso di conflitto. Tra i temi approfonditi vi erano ad esempio le conseguenze di un attacco atomico o della distruzione di opere di sbarramento alpine. Oltre ad illustrare provvedimenti tecnici di questo genere il testo intendeva però anche rafforzare la „resistenza interiore" della Svizzera ed evitare il „disfattismo". A questo mirava soprattutto il capitolo, più volte rielaborato, dal titolo „L’altro aspetto della guerra": lo scenario minaccioso che vi si dipingeva era quello di una Svizzera politicamente „asservita" per mano di partiti ed organizzazioni clandestine manovrate da oltreconfine. In una bozza si parla fra l’altro di „ingenui professori" che, come pesci, abboccano alle „esche culturali" della propaganda estera.

Il libro non mancò d’essere oggetto di critica. E per diversi motivi: il consigliere federale Hans Schaffner, allora capo del Dipartimento federale dell’economia, votò ripetutamente – ma inutilmente – per una presentazione più oggettiva delle cose. Diversi interventi parlamentari chiesero lumi quanto allo scopo e al finanziamento del progetto. L’impostazione difensiva dell’iniziativa mal si adattava inoltre agli umori che facevano da sfondo al risveglio politico-culturale degli anni 1960: la Società svizzera degli scrittori (SSS) protestò ad esempio contro la „diffamazione degli intellettuali" fatta in alcuni passi della traduzione francese. E attorno alla collaborazione tra il presidente della SSS Maurice Zermatten e Bachmann scoppiò una controversia interna che nell’aprile del 1971 portò alla scissione della Società e alla fondazione del Gruppo di Olten.

I documenti pubblicati, che illustrano come è nato il libro „Difesa civile", sono liberamente accessibili e possono essere consultati nelle sale di lettura dell’Archivio federale svizzero.

Documenti

(1) Schreiben von Albert Bachmann an das Eidg. Justiz- und Polizeidepartement, 10. März 1961 (inkl. Beilage)
in: E 4001 (D) 1976/136, Az. 09.47, Bd. 61.

(2) Schreiben des Bundespräsidenten an den Vorsteher des Eidg. Justiz- und Polizeidepartements, 20. Juli 1961
in: E 4001 (D) 1976/136, Az. 09.47, Bd. 61.

(3) Beschluss des Bundesrates, 20. Dezember 1963 (Protokollauszug inkl. Antrag und Mitberichte)
in: E 4001 (D) 1976/136, Az. 09.47, Bd. 63.

(4) Schreiben der Conférence des chefs d'Offices cantonaux de protection civile de la Suisse romande et italienne an das Bundesamt für Zivilschutz, 21. Juni 1967
in: E 4001 (D) 1976/136, Az. 09.47, Bd. 64.

(5) Beschluss des Bundesrates, 23. Dezember 1968 (Protokollauszug inkl. Antrag und Mitberichte)
in: E 4001 (D) 1976/136, Az. 09.47, Bd. 63.

(6) Herausgabe des Zivilverteidigungsbuches (ZVB); chronologische Zusammenfassung der wichtigsten Vorgänge, 21. November 1969
in: E 4001 (D) 1976/136, Az. 09.47, Bd. 61.

(7) Schreiben von Albert Bachmann an das Eidg. Justiz- und Polizeidepartement, 22. November 1969
in: E 4001 (D) 1976/136, Az. 09.47, Bd. 64.

(8) Beschluss des Bundesrates, 8. Oktober 1970 (inkl. Antrag)
in: E 4001 (D) 1976/136, Az. 09.47, Bd. 65.

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