Se oggi l’idea d’integrare il “Grande cantone” alla Confederazione inspira la produzione cinematografica, ciò avvenne realmente dopo la prima guerra mondiale, in cui il vero e proprio tentativo d’incorporare il Vorarlberg alla Svizzera chiamò in campo politici e stampa.
Dopo la prima guerra mondiale crolla la monarchia austro-ungarica. Un comitato costituito dal Vorarlberg e dalla Svizzera tenta di realizzare l'entrata del Vorarlberg nella Confederazione. I legami economici tra l'odierno stato federale austriaco e la Svizzera sono tradizionalmente stretti. Nel 1919 l'80 percento degli abitanti del Vorarlberg vota a favore dell'ingresso nella Confederazione. L'iniziativa non porta ad alcun frutto, visto che Berna rimane sulle sue.
Lo «Schweizer-Bund» è l'organo del movimento di adesione. Nell'editoriale pubblicato nella prima edizione Ferdinand Rothpletz, consigliere nazionale borghese e presidente del comitato, sostiene, non senza una certa dose di vanto, che anche se di primo acchito potrebbe sembrare innaturale che la Svizzera, con i suoi contrasti in fatto di lingua, razza e religione possa esistere, il potere della natura è più forte: «e l'unità della natura, delle condizioni di vita e del clima ha portato gradualmente queste persone di lingue e credenze diverse agli stessi compiti e attività, instillando gli stessi bisogni.»
Stranamente Rothpletz non dice perché a questo insieme politico e naturale dovrebbe essere aggiunto un nuovo territorio; gli argomenti da lui portati sono piuttosto contrari ad uno spostamento dei confini per mano dell'uomo. È invece il redattore dello «Schweizer-Bund» del Vorarlberg a sostenere che i legami di parentela tra il «piccolo popolo del Vorarlberg» e il «popolo svizzero» si evidenziano nella lingua, negli usi e costumi, nei canti e nei costumi tradizionali comuni. Sulle differenze con il resto della Svizzera non si sofferma, minerebbero la logica del suo discorso.
Autore: Urs Hafner
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