Storia dell’Archivio federale

Edificio dell’Archivio federale e della biblioteca regionale nel 1899
Edificio dell’Archivio federale e della biblioteca regionale nel 1899

Oggi l’Archivio federale raccoglie oltre quattro milioni di dossier sulla storia dello Stato federale, per cui chi cerca informazioni al riguardo non ha che l’imbarazzo della scelta. Eppure, la storia dell’Archivio federale è iniziata in sordina: quando fu istituito nel 1799 dalla Repubblica elvetica, infatti, annoverava solo pochi documenti diplomatici.

Nel 1798, le Camere della Repubblica elvetica (1798–1803) approvano l’istituzione di un archivio nazionale. Nasce così il primo archivio centrale svizzero in cui sono conservati soprattutto trattati e altri documenti diplomatici. Come la capitale della Repubblica elvetica, la sua sede si trasferisce più volte. Durante la Mediazione (1803–1813), la Restaurazione (1814–1830) e la Rigenerazione (1830–1848) è collocato nel palazzo comunale bernese e i suoi fondi continuano ad aumentare. Con la costituzione dello Stato federale, l’«Eidgenössisches Archiv» (archivio federale) viene integrato nella Cancelleria federale. Nel 1849, Johann Jakob Meyer, segretario della Cancelleria federale, diventa il primo archivista federale.

Regolamento dell’archivio e insediamento in un proprio edificio

Il primo regolamento dettagliato dell’Archivio federale entra in vigore il 14 settembre 1864 e si applica ai documenti risalenti al periodo 1798–1848 e, dal 6 novembre 1848, al «neues Bundesarchiv» (nuovo archivio federale). L’alta vigilanza spetta al Dipartimento dell’interno e l’archivio è diretto da un archivista. Il patrimonio archivistico è suddiviso in 13 rubriche principali corrispondenti ai campi di attività dello Stato federale, per esempio «Justizwesen» (giustizia) o «Telegraphenwesen» (telegrafia).

Nella seconda metà del XIX secolo, l’Archivio federale è ubicato nell’attuale Palazzo federale ovest. Dal 1868, la carica di archivista è ricoperta da Jakob Kaiser, assunto nel 1860 come aiutante temporaneo. Alle prese con problemi di spazio, dopo aver visitato alcuni archivi esteri Kaiser riesce nell’impresa di dare all’Archivio federale un proprio edificio. Il 24 giugno 1892, l’Assemblea federale approva un credito di 67 000 franchi per l’acquisto di un terreno in un quartiere della capitale, quello di Kirchenfeld ancora poco edificato, e la costruzione dell’odierno edificio dell’Archivio federale.

Attività scientifica

Il nuovo edificio, dove inizialmente trova posto anche la Biblioteca nazionale, permette al personale, nel frattempo salito a quattro dipendenti, di tenere l’archivio in «musterhafte Ordnung» (in perfetto ordine), come ha modo di riconoscere una sottocommissione del Consiglio nazionale, tanto più che i compiti assegnatigli aumentano. All’inizio del XX secolo, l’attività principale dell’Archivio federale consiste nella pubblicazione di documenti. Nel 1914, riceve la sua prima macchina da scrivere e la denominazione ufficiale di «Archivio federale».

Dopo la Prima guerra mondiale, su richiesta della Commissione della gestione del Consiglio degli Stati, l’Archivio federale intensifica la ricerca all’estero. Parallelamente, allaccia contatti scientifici a livello nazionale. Il suo assistente scientifico Léon Kern tiene lezioni all’Università di Losanna e, nel frattempo promosso sottoarchivista, dal 1925 ricopre anche la carica di professore di storia medioevale all’Università di Berna. Nominato archivista federale, nel 1934 Kern diventa membro del Consiglio direttivo della Società generale svizzera di storia.

Sala di lettura dell’Archivio federale 1925
Sala di lettura dell’Archivio federale 1925

Aumento degli utenti e prima regolamentazione dei termini di protezione

Negli anni 1930, il numero di utenti delle sale di lettura e di domande scritte aumenta. Anno dopo anno il «Doktoratssport» (lo sport del dottorato), come lo aveva definito Jakob Kaiser già nel 1904, sembra fare sempre più proseliti. Motivo sufficiente per elaborare direttive chiare per l’utilizzazione dell’Archivio. Il 9 maggio 1944, il Consiglio federale approva il «Regolamento per la comunicazione e il prestito dei documenti dell’Archivio federale» nel quale si stabilisce che, di norma, gli atti risalenti ad almeno 50 anni prima sono accessibili al pubblico senza restrizioni. In seguito al crescente numero di utenti e all’attribuzione di nuovi compiti, l’organico continua ad aumentare anche dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1963, l’Archivio federale acquista un primo lettore di microfilm e nel 1965 una prima fotocopiatrice.

Genesi della legge federale sull’archiviazione

Negli anni 1960, l’accresciuto interesse nei confronti dell’Archivio federale appare evidente dal dibattito sul postulato «Öffnung des Bundesarchivs für die wissenschaftliche Forschung» (Apertura dell’Archivio federale alla ricerca scientifica) nel quale il consigliere nazionale Olivier Reverdin critica l’impossibilità di svolgere indagini indipendenti sulla neutralità della Svizzera durante i due conflitti mondiali a causa dei lunghi termini di protezione. La critica non cade nel vuoto: il nuovo regolamento del 15 luglio 1966, pur mantenendo il termine di protezione di 50 anni, prevede per la prima volta la concessione di autorizzazioni straordinarie per ricerche scientifiche. Sette anni più tardi, i termini di protezione vengono ridotti a 35 anni.

L’attività scientifica consentita da questi adeguamenti è fondamentale ai fini della comprensione della storia contemporanea svizzera. Inoltre, negli anni 1990, con il riaccendersi del dibattito sul ruolo della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale, ha trasformato l’Archivio federale in un’istituzione che sempre più spesso si rivolge al grande pubblico attraverso esposizioni, dibattiti e pubblicazioni. Nel contempo, l’istituzione si impegna a favore dell’adozione della legge federale del 26 giugno 1998 sull’archiviazione, che accorcia i termini di protezione a 30 anni ma non accorda più ai ricercatori un accesso privilegiato ai documenti conservati.

Agli inizi degli anni 2000, l’Archivio federale è confrontato con una nuova sfida: l’archiviazione di un volume crescente di documenti digitali richiede nuove strategie e competenze archivistiche. Il passaggio dalla carta al digitale caratterizza la modernizzazione di tutti i servizi dell’Archivio federale e offre alla società nuove possibilità di consultare le informazioni archiviate.

Ultima modifica 29.10.2018

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